sabato, ottobre 21, 2006

LEONARDO da VINCI - "Costruttore" di bellezza.

(Vinci, Firenze, 1452 – Castello di Cloux, Amboise, Francia, 1519)















"Il maestro sommo per l'intera umanità" di Ettore Mosciàno.

Pittore, scultore, architetto, ingegnere, fisico, anatomista, musicista, scrittore, filosofo, fu detto dal Vasari “un’incarnazione della divinità sulla terra”. Egli è veramente uno degli uomini più rappresentativi dell’umanità, per ingegno e squisitezza dell’arte, saggezza morale ed estetica, infinita scienza.
I moltissimi suoi manoscritti, dispersi, cercati in tutta l’Europa e ritrovati, sono stati, poi, riuniti e pubblicati a cura di una apposita Commissione nominata dal governo italiano sotto il nome di Codici.










I Disegni sono parte in Italia (a Firenze, Torino, Venezia, Milano, Roma), altri nel resto d’Europa (Londra, Cambridge, Parigi, Chatsworth, Rotterdam, Weimar, Budapest); ed altri ancora in America (New York).
Il Codice Atlantico è la più imponente e spettacolare raccolta; inizialmente detta ‘atlantica’ per le sue dimensioni, perché in unico volume; oggi si presenta ricomposto in 12 volumi; sottratta all’Italia da Napoleone nel 1796, fu riportata in Italia da Andrea Canova; si trova a Milano, nella Biblioteca Ambrosiana: contiene parte dei disegni e degli scritti autografi.
La Raccolta di Windsor è costituita da circa 600 disegni e scritti autografi.
I Manoscritti d’Italia, riportati dalla Francia in Italia dall’allievo Francesco Melzi, poi in parte dispersi, corrispondono a circa un quinto dell’intera mole delle carte lasciate da Leonardo; si dividono in
- Codice Trivulziano, a Milano, Biblioteca del Castello Sforzesco.
- Codice sul volo degli uccelli a Torino, Biblioteca Reale.
I Manoscritti di Francia, 12 volumi, sottratti nel 1796 dalla Biblioteca Ambrosiana per ordine di Napoleone, sono ancora a Parigi, Institut de France.
I Codici di Madrid, due volumi, sono nella Biblioteca National.
Il Codice Arundel, è una serie di fascicoli con disegni; si trova a Londra, presso il British Museum.
I Codici Forster I-II-III, sono tre piccoli taccuini tascabili con appunti, disegni, studi; sono a Londra, presso il Victoria and Albert Museum.
Il Codice Hammer o Codice Leicester, consta di 36 fogli; conosciuto anche con il nome di Codice Leicester, dal nome dell’antico proprietario che lo acquistò in Italia nel primo Settecento; poi divenne proprietà del petroliere americano Hammer; è ora a Seattle, nella collezione di Bill Gates.
Il Libro di Pittura è nella Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana.


Sono così risorti nella loro piena forza culturale le opere e il pensiero di Leonardo. Il suo pensiero, precorrendo la rivoluzione galileiana, spaziò per i regni della natura, interpretando le leggi e i segreti sui quali doveva poggiare saldamente l’edificio della scienza moderna.
Nel complesso delle osservazioni e delle esperienze, Leonardo passa in rassegna tutto il mondo della scienza e delle sue applicazioni: l’ottica, la meccanica, la termologia, il magnetismo, l’acustica, l’idrodinamica, l’architettura, l’ingegneria, la geologia, la meteorologia, la botanica, la fisiologia, l’anatomia umana, il volo degli uccelli, il moto delle onde, l’invenzione di ordigni militari, di macchine, di utensili di ogni importanza e di ogni specie.










Non mancano nelle sue opere osservazioni psicologiche e morali.
Nella pittura, Leonardo segna il passaggio dal realismo plastico e un po’ geometrico dei fiorentini del ‘400 alla maniera più ricca e approfondita del ‘500; per mezzo del chiaroscuro sfumato, egli immerge la figura umana nello spazio esterno, tuffandola in un ambiente pieno d’ombra e di mistero.
Grazie a questa nuova tecnica, il paesaggio acquista un’importanza nuova, sciogliendosi dalla rigidità di linee della scuola fiorentina e facendosi ambiente atmosferico avvolgente, togliendo la pittura dalla rappresentazione del mondo eroico, tutto imperniato sull’uomo, e avviandola ad una più vasta visione cosmica.
(Si vedano “La Vergine delle rocce” e “L’Annunciazione” al Museo del Louvre e “L’Annunciazione” e “L’Adorazione dei Magi” alla Galleria degli Uffizi di Firenze).














Leonardo approfondì le sue concezioni pittoriche, arrivando alla conclusione che la realtà, al di là degli ideali rinascimentali di armonia e compostezza formale, doveva essere colta nella sua concreta e viva fenomenalità, raggiungibile e rappresentabile solo attraverso precise conoscenze scientifiche legate alla visione. Tutte le sue opere milanesi sono, infatti, caratterizzate da una grande fluidità spaziale e dalla straordinaria capacità evocativa della luce, che conferiscono forma, dimensione, movimento ed espressività alle immagini.
Negli straordinari disegni del “Diluvio”, ancora una volta prendono vita, in immagini, le estreme meditazioni di Leonardo sui fenomeni della natura e dell’universo.
Il suo "Trattato della pittura" è stato pubblicato per la prima volta nel 1631.

La produzione complessiva delleopere pittorichedi Leonardo comprende soltanto 22 dipinti, poche ma divine realizzazioni: il “Battesimo di Cristo”, “L’Annunciazione” a Firenze, “L’Annuciazione” a Parigi, il “Ritratto di Ginevra Benci”, la “Madonna del garofano”, la “Madonna Benois”, “L’Adorazione dei Magi”, il “San Girolamo”, la “Sant’Anna”, la “Vergine delle rocce” a Parigi, “La Vergine delle rocce” a Londra, il “Ritratto di musico”, la “Donna con l’ermellino” o “Ritratto di Cecilia Gallerani”, il “Ritratto di dama” o “La Belle Ferroviere”, il “Cenacolo”, la “Sala delle Asse”, il “Ritratto di Isabella d’Este”, la “Testa di fanciulla” o “La Scapigliata”, la “Sant’Anna, la Vergine e il Bambino e San Giovannino” a Londra, la “Sant’Anna, la Vergine e il Bambino con l’agnello” a Parigi, il “San Giovanni Battista”, il “Bacco”, la “Gioconda”.


Lo scienziato Leonardo racconta i suoi studi con i manoscritti, ricchi di disegni e progetti, pensieri, osservazioni, interrogativi, tutti con calligrafia minuta che procede da destra verso sinistra. Cultura che abbraccia numerosi rami del sapere. Egli resta veramente motivo di infinito stupore e commovente ammirazione; la sua intenzione è quella di documentare la sua esperienza e poi ragionare sui fenomeni e spiegare le cause.
Leonardo non è un vero e proprio filosofo, è uno scienziato o, più esattamente, un grande naturalista. Tutta la sua attenzione è rivolta ai fenomeni della natura ma il suo indagare non è freddo e obiettivo, come quello di uno scienziato. Egli osserva la natura con entusiasmo religioso ed ansia, perché dentro i fenomeni che indaga, nella sostanza di ogni cosa terrena, vuole rintracciare il disegno e l’impronta creativa di Dio. Come tutti gli uomini del Rinascimento, Leonardo sente e scorge Dio nella terra e nella “deità che abita tra gli uomini per opera dell’arte”.
In realtà, egli è lontano dal mondo chiuso e unilaterale degli umanisti, dei ricercatori del mondo classico. Gli stessi poeti suoi contemporanei hanno ben poco a che fare con lui, gli sono lontani; eppure, gli scritti di Leonardo, così frammentari, hanno un fascino misterioso che non s’incontra nei letterati e poeti del suo tempo.
Spesso, le sue meditazioni sono rivolte alle divine leggi che governano il mondo e alla brevità della vita e delle cose terrene, come nell’annotazione:

“L’acqua che tocchi de’ fiumi è l’ultimo di quella che andò, e la prima di quella che viene: così il tempo presente”.

Chi ha scritto questi pensieri ha espresso la tristezza e il desiderio verso l’eterno; ha dato alla sua anima la voce di una sentenza biblica, di un profeta isolato che, con il suo pensiero, tende ad un’unica figura creatrice. Leonardo scriveva anche:

“Non si volge chi a stella è fisso”.

Troppo vaste e profonde erano le sue meditazioni perché egli, sentendo un legame tra tutte le manifestazioni possibili nel creato, potesse fermarsi a fissarne una sola; da ciò si spiega anche la sua esistenza errabonda, il suo spirito alacre e la ricchezza delle idee, le poche realizzazioni a cui pervenne e la naturale tendenza a lasciare inespresse, o soltanto avviate, molte opere ideate. Egli attendeva che la sua tumultuosa e gigantesca mente potesse man mano definire le sue osservazioni e i suoi studi sempre meglio, e collocarle dentro una organica e soprannaturale unità di chiarimento che facesse comprendere la mano di Dio.
Ma è bene osservare che l’importanza e il valore delle sue pagine nascono proprio dalla vasta ricchezza del suo spirito, della fantasia, quasi una scultura della parola da applicare nella spiegazione dei misteri del mondo, delle cause, e giungere a Dio, con un’anima poetica, che vuole conoscere l’armonia e la bellezza, come lui fa capire nei passi di “Ansia di sapere”, “Ingegno e memoria”, “Il diluvio”, “L’esperienza”, “Il ciclo della vita”, “Pensieri sul volo”, “Potenza dei fiumi”, “Una parabola”, “Sentenze”, “Favole”:

da “La caverna”- : “ (…) E tirato dalla mia bramosa voglia, vago di vedere la gran commistione delle varie e strane forme fatte dalla artificiosa natura, raggiratomi alquanto in fra gli ombrosi scogli, pervenni all’entrata d’una gran caverna, dinanzi alla quale, restando alquanto stupefatto e ignorante di tal cosa, piegato le mie rene in arco, e ferma la stanca mano sopra il ginocchio, colla destra mi feci tenebra alle abbassate e chiuse ciglia. E spesso piegandomi in qua e là per vedere dentro vi discernessi alcuna cosa, questo vietatomi per la grande oscurità che là entro era, e stato alquanto, subito si destarono in me due cose, paura e desiderio: paura per la minacciosa oscura spelonca, desiderio per vedere se là entro fussi alcuna miracolosa cosa”.

da “Pensieri - Sentenze”:
“Dov’è più sentimento, lì è più, ne’ martíri, gran martíre”.
“Siccome una giornata bene spesa dà lieto dormire, così una vita bene usata dà lieto morire”.
“Non si può avere maggiore signoria, che quella di se medesimo”.
“Chi disputa allegando l’autorità, non adopera lo ingegno, ma più tosto la memoria”.

da “Favole”:
- “L’ostrica e il granchio” – “Questa, quando la luna è piena, s’apre tutta, e quando il granchio la vede, dentro le getta qualche sasso o festuca: e questa non si può riserrare, ond’è cibo d’esso granchio. Così fa chi apre la bocca a dire il suo segreto, che si fa preda dello indiscreto uditore”.

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“La pietra” – “Una pietra, nuovamente per l’acqua scoperta di bella grandezza, si stava sopra un certo loco rilevato, dove terminava un dilettevole boschetto, sopra una sassosa strada, in compagnia d’erbe, di vari fiori di diversi colori ornati; e vedea la gran somma delle pietre, che, nella a sé sottoposta strada, collocate erano. Le venne desiderio di là giù lasciarsi cadere, dicendo con seco:”Che fo io qui con queste erbe? Io voglio con quelle mie sorelle in compagnia abitare. E giù lasciatasi cadere, infra le desiderate compagne finì suo volubile corso. E stata alquanto, cominciò a essere dalle rote de’ carri, dai piè de’ ferrati cavalli e de’ viandanti a essere ij continuo travaglio: chi la voltava, quale la pestava, alcuna volta si levava alcuno pezzo, quando stava coperta da fango o sterco di qualche animale, e invano riguardava il loco donde partita s’era, in nel loco della solitaria e tranquilla pace. Così accade a quelli, che dalla vita solitaria, contemplativa, vogliono venir abitare nella città, infra i popoli pieni d’infiniti mali”.


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“La noce, la cornacchia e il campanile “ -: “Trovandosi la noce essere dalla cornacchia portata sopra un alto campanile, e per una fessura, dove cadde, fu liberata dal mortale suo becco; pregò esso muro, per quella grazia, che Dio li avea dato dell’essere tanto eminente e magno e ricco di sì belle campane e di tanto onorevole suono, che la dovessi soccorrere: perché, poiché la non era potuta cadere sotto i verdi rami del suo vecchio padre, e essere nella grassa terra ricoperta delle sue cadenti foglie, che non la volessi lui abbandonare: imperoch’ella trovandosi nel fiero becco della fiera cornacchia, ch’ella si votò, che scampando da essa, voleva finire la vita sua in un picciolo buco. Alle quali parole il muro, mosso a compassione, fu costretto ricettarla nel loco, ov’era caduta. E in fra poco tempo, la noce cominciò aprirsi, e mettere le radici infra le fessure delle pietre, e quelle allargare, e gittare i rami fori della sua caverna; e quegli, in breve, levati sopra lo edifizio, e ingrossate le ritorte radici, cominciò aprire i muri e cacciare le antiche pietre de’ loro vecchi lochi. Allora il muro tardi e indarno pianse la cagione del danno, e in breve aperto, rovinò gran parte delle sue membra”.

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venerdì, ottobre 20, 2006

TSOU Peter: scienziato della NASA e "costruttore" di bellezza.












"Il professore che cattura la polvere di stelle" di Ettore Mosciàno.

L’ingegnere Peter Tsou, 66anni, scienziato della NASA (National Aeronautics and Space Administration – Ente statunitense fondato nel 1958 per la promozione e l’amministrazione delle ricerche aerospaziali) è stato soprannominato romanticamente “il professor Sturdust”. Egli ha inventato una sostanza gelatinosa molto leggera e trasparente che, a pezzetti grandi quanto le zollette di zucchero, è stata lanciata nello spazio, con la sonda Sturdust, partita nel 1999. Nel 2004, dalla navicella americana, l’aerogel è stato “sparato” nelle vicinanze della cometa passante Wild 2. La sostanza gelatinosa ha imprigionato al suo interno granuli carboniosi di quella cometa che viaggiava a 20mila km/h.
Il 15 gennaio 2006 la sonda è rientrata sulla Terra, portando allo scienziato l’eccezionale reperto di polvere spaziale con cui, ora, è possibile studiare ancora meglio il nostro passato.
L’origine della vita sul nostro pianeta, iniziata circa 4-4,5 miliardi di anni fa, come già è ipotizzato dalla scienza, è avvenuta ad opera di particelle primordiali di una cometa; e quindi, l’analisi della polvere della Wild 2 potrebbe aiutarci a capire ancora meglio le lontanissime formazioni biologiche di animali e piante sulla Terra.
Quando l’astronauta Neil Armstrong poggiò il primo piede sulla Luna, il 21 luglio 1969, con la missione Apollo 11, disse :” Questo è un piccolo passo per un uomo, ma un grande balzo per l’umanità…”.


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